“Il Grido Interiore” a Palazzo Bonaparte

Roma, Edvard Munch

domenica 9 marzo

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PROGRAMMA

Roma si prepara ad accogliere uno dei più grandi artisti di sempre. Edvard Munch sarà infatti protagonista della mostra “Il grido interiore” a Palazzo Bonaparte. Indiscusso Maestro della storia dell’arte moderna, è considerato un precursore dell’Espressionismo e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento, nonché l’interprete per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano. L’urlo è sicuramente l’opera più nota ed emblematica: evoca angoscia e disperazione, gridate nel silenzio assordante di una società annientata dall’industrializzazione. E ancora angoscia nel Vampiro, opera celeberrima, che mette in risalto la dicotomia tra il piacere e la morte, concentrati nella figura femminile, che si trasforma da materna in vampiro. La malattia e la morte sono temi costanti nei quadri del pittore norvegese, perché furono ricorrenti nella sua vita. Perse infatti in giovane età prima la madre e poi la sorella Sophie, morte di tubercolosi, assistette al degenerare della loro malattia mentale e lui stesso soffrì di turbe psichiche. Tutto ha contribuito a formare la poetica di Munch, che riuscirà a esprimere, grazie a un eccezionale talento, il suo grido interiore trasformandolo in opere d’arte. I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’uso potente del colore riescono a raggiungere ogni essere umano, trasformando le sue opere in messaggi universali, il malessere esistenziale che affligge ogni uomo. Tutta la produzione artistica del tormentato pittore va letta sotto la lente, antinaturalista, delle sue parole: “non dipingo ciò che vedo, ma ciò che ho visto”. Paesaggi, ritratti, interni familiari, ogni soggetto, anche la natura, è illuminato da cupi bagliori, da un’angoscia esistenziale che diventa materia e sostanza pittorica. E’ questo che ha determinato la grandezza di Munch, rendendolo uno degli artisti più iconici del Novecento. La sofferenza dell’uomo, rappresentata nell’urlo, può anche essere paragonata alla sofferenza delle persecuzioni raziali e dei confinamenti forzati. Il quartiere medievale ai piedi del Campidoglio viene ancora chiamato dai romani Ghetto, nonostante dal 1870 le mura che lo chiudevano siano state abbattute. Una parte considerevole della comunità ebraica di Roma vive qui, all’ombra della grande Sinagoga. E qui si possono ammirare edifici che, persino in questa città di incomparabili stratificazioni storiche, rappresentano esempi di grande interesse culturale: dal Portico di Ottavia, un tempio che l’imperatore Augusto dedicò alla sorella; alla casa-torre, la più antica dimora medievale della città; fino al Teatro di Marcello, di epoca romana, sul quale secoli dopo venne costruita una fortezza. Questo quartiere è ancora oggi uno dei più pittoreschi di Roma: sui vicoli si affacciano ristoranti, gallerie d’arte, negozi di judaica e di tessuti, eredità di un periodo in cui agli ebrei era concesso solo cucire e commerciare stracci usati. Nonostante il Ghetto sia il simbolo della identità ebraica, questo luogo è ormai diventato patrimonio condiviso da tutti gli abitanti della capitale; affacciato sulla sponda del Tevere è collegato dal Ponte Fabricio all’Isola Tiberina, l’unica isola del Tevere, e anche la più piccola al mondo. Ospitava nell’antichità il Tempio di Esculapio, dio della medicina, e ancor oggi è sede di uno dei più noti ospedali di Roma. Nel tardo pomeriggio partenza per il rientro in bus.

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QUOTA

Quota di partecipazione € 98,00
La quota comprende: Viaggio in bus e pedaggio
• Prenotazione ed ingresso alla Mostra • Servizio guida • Auricolari
• Assicurazione Medica • Accompagnatore